Come aiutare un bambino ad affrontare la separazione dei genitori: il caso di Sofia
Come aiutare un bambino ad affrontare la separazione dei genitori: il caso di Sofia
La separazione è un momento complesso, non solo per chi la vive come adulto, ma soprattutto per i bambini, che spesso non hanno ancora gli strumenti per comprendere a pieno quello che sta succedendo. Oggi voglio raccontarvi una storia che può aiutare tanti genitori: quella di Sofia, una bambina di 9 anni che ho conosciuto nel mio studio qualche mese fa.
Quando un bambino “regredisce” dopo una separazione
I genitori di Sofia mi hanno contattata perché da alcune settimane la loro bambina rifiutava di dormire da sola. Accettava di addormentarsi solo abbracciata alla mamma, nel lettone. Un comportamento che, fino a poco tempo prima, non mostrava affatto. La preoccupazione era comprensibile: Sofia sembrava tornata più piccola, più insicura, e non riusciva a parlare apertamente di ciò che sentiva. Dietro questo comportamento, si nascondeva un disagio legato alla separazione in corso tra i suoi genitori.
Cosa abbiamo fatto insieme
Il percorso è iniziato con una consulenza genitoriale, prima ancora che con la bambina.
Abbiamo lavorato su alcuni passaggi fondamentali:
- Preparare la comunicazione
Spiegare a un bambino la separazione dei genitori richiede tempo, delicatezza e un clima di tranquillità. Il momento giusto non è la sera prima di dormire, né durante una pausa tra mille impegni. Serve uno spazio dedicato, dove mamma e papà possano parlare insieme a lui, con calma.
- Verbalizzare in modo chiaro e rassicurante
Abbiamo lavorato su come comunicare la notizia a Sofia. Ecco una delle frasi che abbiamo pensato di condividere con lei: “Mamma e papà non vanno più d’accordo e hanno deciso di non vivere più insieme. Non è colpa tua e noi continueremo ad essere i tuoi genitori, anche se in due case diverse. Potresti sentirti triste o arrabbiata, e va bene anche sentirsi così. Anche noi a volte proviamo quelle emozioni.” Parlare apertamente delle emozioni e normalizzarle è il primo passo per far sentire il bambino al sicuro.
- Accogliere le reazioni (anche il silenzio)
Sofia, inizialmente, non ha detto nulla. Nessuna domanda, nessuna reazione evidente. E questo è normale. Ai genitori ho suggerito di rimanere in una posizione affettiva di apertura, pronti ad ascoltare ogni sua domanda, anche se dovesse arrivare giorni dopo. L’importante è che lei senta che c’è spazio per ogni emozione, sempre.
- Coinvolgere gli adulti della quotidianità
Abbiamo poi scelto di informare anche le figure adulte che fanno parte della sua routine, come le insegnanti e l’allenatore di pallavolo. Non per invadere la sua privacy, ma per creare una rete di adulti consapevoli e supportivi, pronti a riconoscere eventuali segnali di disagio.
Separarsi da partner, non da genitori
Il lavoro terapeutico con i genitori ha permesso loro di trasformare la crisi in un’occasione di consapevolezza: non possiamo evitare il dolore di una separazione, ma possiamo aiutare un bambino ad attraversarlo sentendosi protetto, ascoltato e amato. Sofia, dopo alcune settimane, ha iniziato a dormire di nuovo nel suo letto. Non è stato un passaggio improvviso, ma graduale, fatto di piccoli passi, nuove abitudini e tante parole gentili.
Se stai vivendo una separazione e vuoi supportare al meglio tuo figlio, non esitare a chiedere aiuto.
Ogni famiglia è diversa e merita un percorso su misura.
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