Quando la pipì a letto diventa un messaggio: il caso di Tommaso e il potere del gioco in terapia
Quando la pipì a letto diventa un messaggio: il caso di Tommaso e il potere del gioco in terapia
Negli ultimi mesi, in uno dei percorsi che seguo in terapia, ho incontrato Tommaso, un bambino di cinque anni. I suoi genitori hanno deciso di contattarmi dopo aver notato un comportamento regressivo: da qualche tempo, Tommaso aveva ripreso a fare la pipì a letto, un sintomo che sembrava non avere una spiegazione immediata. Questa problematica, pur essendo comune nei bambini, può talvolta nascondere una richiesta di attenzione, un disagio emotivo o un bisogno di rassicurazione che il piccolo non è ancora in grado di esprimere a parole.
Il gioco come via d’accesso al mondo interiore
Durante i primi incontri, Tommaso ha proposto spontaneamente un’attività con la “cessa degli animali” (una cassa dei giochi piena di pupazzi). Tra tutti, ha scelto di mettere in scena una storia con una famiglia di leoni: mamma, papà e cucciolo. Nel corso del gioco, questa famiglia veniva spesso interrotta dall’arrivo improvviso di un altro animale, che irrompeva nella scena portando scompiglio. Un elemento apparentemente casuale, ma che nel tempo ha iniziato a rivelare un pattern significativo. Attraverso la narrazione simbolica, è emerso che quell’animale “estraneo” rappresentava una tensione relazionale nuova, qualcosa che disturbava l’equilibrio familiare vissuto fino a quel momento da Tommaso.
Una nuova presenza in famiglia
Parlando con i genitori, ho appreso che Tommaso ha una sorellina di otto mesi. Apparentemente l’ha accolta con serenità, ma è possibile che, sotto la superficie, abbia vissuto l’arrivo della nuova nata come uno stravolgimento emotivo, difficile da comprendere e ancor più da esprimere. Il gioco ha permesso di mettere in scena e rielaborare questa dinamica in modo simbolico, sicuro e creativo. La figura dell’animale che turbava la quiete della famiglia di leoni ha rappresentato il modo di Tommaso per esprimere una gelosia implicita e un senso di smarrimento.
Quando il corpo parla al posto delle parole
A cinque anni, le parole a volte non bastano. I bambini spesso comunicano attraverso il corpo, e la pipì a letto può diventare un linguaggio alternativo per chiedere conforto, attenzione, o segnalare un disagio. Accompagnando Tommaso nella narrazione del suo vissuto attraverso il gioco, e aiutando anche i genitori a dare un nome e un senso a ciò che stava accadendo nella famiglia, è stato possibile iniziare un processo di trasformazione. Con delicatezza, Tommaso ha potuto riconoscere e accettare le sue emozioni, e gradualmente il sintomo ha cominciato a rientrare.
Il valore terapeutico del gioco
Questo caso ci ricorda quanto il gioco sia uno strumento fondamentale in psicoterapia infantile. Attraverso la narrazione simbolica, i bambini possono esprimere ciò che ancora non sanno dire, rendere visibile il proprio mondo interno e costruire nuove risposte emotive. In questo percorso, la relazione terapeutica ha fatto da ponte tra il linguaggio del corpo e quello delle parole, tra il disagio e la possibilità di trasformarlo.
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